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Il “Ritratto di Papa Leone X de’ Medici” di Raffaello sarà restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure

Presentati i risultati delle prime indagini scientifiche e le ipotesi di intervento su uno fra i più celebrati capolavori del Rinascimento, conservato agli Uffizi di Firenze FIRENZE -  Il Ritratto di Papa Leone X de’ Medici, capolavoro di Raffaello Sanzio, verrà restaurato dall'Opificio delle Pietre Dure. Il 17 ottobre è stato presentato infatti il progetto del restauro e i risultati delle prime indagini scientifiche sull’opera.  Dopo l’esposizione alla mostra “Il Museo Universale. Dal sogno di Napoleone a Canova”, presso le Scuderie del Quirinale, del novembre 2016, l’Opificio, che aveva già all’epoca segnalato la necessità dell’opera di essere sottoposta ad approfondimenti diagnostici e di restauro, ha ufficialmente ricevuto in carico l’opera dalle Gallerie degli Uffizi. Le indagini diagnostiche e il restauro  Dopo un primo set di indagini diagnostiche non invasive (radiografia X, riflettografia Multi-NIR a 32 lunghezze d’onda, campagna fotografica multispettrale), è stato deciso congiuntamente, tra le due istituzioni, GDU e OPD, di procedere al restauro dell’opera. Questo sarà effettuato da Oriana Sartiani, per la pellicola pittorica, coadiuvata da Roberto Bellucci per le indagini diagnostiche. Alla risoluzione dei problemi di tensione lignea del supporto lavorerà Andrea Santacesaria, con la collaborazione di Ciro Castelli. Successivamente verranno effettuate indagini non invasive sui pigmenti (in particolare Fluorescenza X a punti e di area, con la collaborazione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Firenze); solo se necessario, si effettueranno stratigrafie mirate all’approfondimento di specifici problemi legati agli strati preparatori, a cura del Laboratorio Scientifico dell’OPD. Saranno inoltre effettuate la scansione digitale e l’analisi 2D e 3D per acquisire modelli e immagini scientifiche utili alla documentazione oggettiva e di alta qualità delle fasi del restauro.  Dalle prime indagini, si legge nella scheda tecnica, diffusa da una nota degli Uffizi: “Gli strati pittorici nel loro insieme, non presentano problemi conservativi la preparazione è ben adesa al supporto e il colore alla preparazione. Sono però presenti rimarcature da sollevamenti e contrazioni lungo le giunzioni delle assi e, soprattutto, in alcune zone, si rilevano dei sollevamenti di colore la cui natura pare non dipendere dai movimenti del supporto”.  Per quanto riguarda l’aspetto generale dell’opera, - continua la nota - “questo risulta offuscato dall’alterazione della vernice, risalente all’ultimo intervento di restauro. Si perdono le modulazioni fra ombre e luci e i rilievi determinati da queste, si appiattiscono. Questo risulta particolarmente evidente nelle aree di massima luce del dipinto e in corrispondenza a tutti i virtuosismi di mimesi dei materiali già descritti da Vasari, che, innegabilmente, adesso sono difficilmente percepibili se non in una declinazione disegnativa”. Il capolavoro di Raffaello L’opera di Raffaello è un dipinto di rara bellezza, per i colori, per la capacità mimetica, sia dei tessuti che degli altri materiali presenti nell’opera, non ultimi gli incarnati, sulla cui resa materica Giorgio Vasari nelle sue Vite si è dilungato con meritata enfasi. Così descriveva il dipinto Vasari: “Fece in Roma un quadro di buona grandezza, nel quale ritrasse papa Leone, il cardinale Giulio de' Medici e il cardinale de' Rossi, nel quale si veggono non finte ma di rilievo tonde le figure: quivi è il veluto che ha il pelo, il domasco adosso a quel Papa che suona e lustra, le pelli della fodera morbide e vive, e gli ori e le sete contrafatti sì che non colori, ma oro e seta paiono; vi è un libro di cartapecora miniato, che più vivo si mostra che la vivacità, e un campanello d'argento lavorato, che non si può dire quanto è bello. Ma fra l'altre cose vi è una palla della seggiola brunita e d'oro, nella quale a guisa di specchio si ribattono, tanta è la sua chiarezza, i lumi de le finestre, le spalle del Papa et il rigirare delle stanze: e sono tutte queste cose condotte con tanta diligenza, che credasi pure e sicuramente che maestro nessuno di questo meglio non faccia né abbia a fare. La quale opera fu cagione che il Papa di premio grande lo rimunerò; e questo quadro si trova ancora in Fiorenza nella guardaroba del Duca”.   Il commento del Direttore delle Gallerie degli Uffizi e del Soprintendente dell'Opificio  Il Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, soddisfatto ha dichiarato: "Nell'ambito della collaborazione tra le Gallerie degli Uffizi e l'Opificio delle Pietre Dure, e sulle orme del successo universale del restauro dell'Adorazione dei Magi di Leonardo da Vinci, ritornato al Museo nel marzo scorso, è ora il turno di un altro capolavoro. Per il ritratto di Leone X di Raffaello che verrà sottoposto ad una serie di analisi sofisticate e al restauro in previsione delle celebrazioni per il cinquecentenario della morte dell'artista nel 2020, non si può immaginare un'équipe più eccellente".  Una reciprocità di visione confermata dal Soprintendente dell’importante centro di eccellenza fiorentino, Marco Ciatti: "L'Opificio delle Pietre Dure è lieto di poter proseguire nella collaborazione con gli Uffizi affrontando i problemi conservativi del Leone X. Ciò consentirà di conseguire, oltre al risanamento della materia, anche un ampliamento delle conoscenze sull'opera. Il progetto potrà avvalersi infatti del confronto con i dati tecnici derivanti dai numerosi restauri e studi su questo artista compiuti dal laboratorio a partire dalle dieci opere trattate per la mostra " Raffaello a Firenze" del 1984, seguite poi dai restauri alla Madonna del Baldacchino (1991), alla Madonna del Cardellino (2008), alla Muta (20015) e alla Madonna dell'Impannata, attualmente in mostra all’Albertina di Vienna, dopo l'intervento appena concluso." ...

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